piedi si definiscono piatti quando presentano un arco plantare mediale più basso della norma o completamente assente dovuto ad un’iperpronazione (sindrome pronatoria).

Di conseguenza, chi soffre di questa alterazione anatomica possiede piedi la cui parte centrale interna appoggia del tutto, o quasi, al suolo.
I piedi piatti sono generalmente bilaterali; in alcune circostanze possono riguardare un piede soltanto. 

Fino a circa 4 anni questa conformazione del piede è del tutto fisiologica e rientra nella normale crescita. Generalmente si corregge spontaneamente fino ai 7-8 anni di età.

Se i ragazzi con piede piatto riescono a svolgere attività fisica e sportiva senza problemi, questa conformazione del piede non necessita di essere corretta. Per alcuni sport e lavori, come per esempio il nuoto o le lunghe marce, il piede piatto potrebbe persino rappresentare un vantaggio anatomico.

Il piede piatto è una caratteristica; diventa sintomatico quando i meccanismi di compenso nell’appoggio vengono a mancare causando dolore ed instabilità.

La deformità del piede piatto non va tuttavia sottovalutata in quanto può arrivare a determinare patologie dell’avampiede (alluce valgo, dita a griffe) ed alterazioni della caviglia

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Sintomi e segni:

Nella maggior parte dei casi i pazienti non hanno nessun sintomo associato al piede piatto

Quando presenti, i sintomi più comuni sono: dolore ai piedi ed affaticamento muscolare del polpaccio.

I genitori e/o il pediatra evidenziano un’andatura con i piedi in intra-rotazione.

Quando rivolgesi al medico.

È necessario il consulto di un medico quando:

  • I piedi o una qualsiasi altra parte dell’arto inferiore sono dolenti
  • Le calzature indossate si consumano molto velocemente sul margine interno del piede, a causa di un’eccessiva iperpronazione;
  • l’intera pianta appoggia per terra.

Diagnosi

Per una diagnosi di piedi piatti é sufficiente molto spesso l’esame obiettivo e l’anamnesi. Spesso bastano pochi passi per diagnosticare la patologia! Il medico chiederà di effettuare dei movimenti (come mettersi sulle punte dei piedi) per esaminare la meccanica dei piedi.

In alcuni casi il medico potrà richiedere anche Radiografia in carico, TAC e/o risonanza magnetica.

Nel mio studio di Canegrate mi avvalgo per la diagnosi del PODOSCOPIO, strumento che consente di analizzare, l’arco plantare. E’ costituito da una struttura portante, da una lastra di cristallo su cui si appoggiano i piedi, da uno specchio che riflette le piante dei piedi e da un’illuminazione a neon o polarizzata per permette di evidenziare le zone con maggiore o minore carico con diversi colori.

Trattamenti

In genere si cerca di curare il piede piatti per

PREVENIRE delle patologie in età adulta come l’artrosi alla caviglia e l’alluce valgo.

In base alla gravità della sintomatologia, un medico potrebbe optare per una terapia conservativa oppure per una terapia chirurgica.

Terapia conservativa:

l’uso di un plantare modellato sul piede del paziente per compensare la fase dell’appoggio del piede.

E’ opinione diffusa che l’utilizzo del plantare possa  correggere una deformità o prevenirla. Non è vero!

Certo non può garantire la correzione, ma quando indossato favorisce i tendini sofferenti, facendoli lavorare su bracci di leva più vantaggiosi:

  • il rinforzo muscolaremediante esercizi di stretching, di equilibrio e di propriocezione.
  • esercizi di fisioterapiaper il miglioramento della tecnica di camminata e della tecnica di corsa.
  • un programma dietetico per la riduzione del peso corporeo.;

La terapia conservativa non rappresenta una cura per i piedi piatti, ma un rimedio per alleviare la sintomatologia.

Terapia chirurgica

Se entro gli 8-9 anni non si raggiunge un miglioramento della volta plantare possono essere consigliati, nei casi di piattismo più importanti, interventi chirurgici correttivi da eseguire tra i 9 e i 13 anni. Diverse sono le procedure chirurgiche utilizzate a questo scopo.

Attualmente io eseguo un intervento di endortesi senotarsica: attraverso un’incisione di circa 1 cm,  si procede al posizionamento di una vite metallica nel seno del tarso che ha lo scopo di limitare l’eccessiva pronazione del piede. Tale vite viene semplicemente posizionata senza necessità di essere avvitata nell’osso.

L’intervento chirurgico può essere eseguito bilateralmente in caso di necessità.

Si  esegue  in anestesia generale e dura circa 10-15 minuti per piede.

Richiede 1 notte di degenza. Il carico è concesso immediatamente con l’utilizzo di tutori da utilizzare per 2 settimane.

Il ritorno allo sport è previsto dopo  circa 3 mesi.

Dr. Luca Marinoni